#24 OLTRETEMPO \ Laura Villani

Dopo la presenza alla prestigiosa mostra di pittura contemporanea, curata da Marco Goldin, Attorno a Van Gogh. Otto pittori e i colori della vita – allestita nelle sale adiacenti alla grande monografica dedicata a Vincent Van Gogh, al Centro Altinate San Gaetano di Padova – Laura Villani presenta in occasione della propria personale a Manifiesto Blanco una nuova serie di opere, risultato della sua ricerca pittorica degli ultimi tre anni. Lo spettatore viene dunque invitato «a visitare uno spazio disteso, dilatato, svuotato dal tempo che ci appartiene; luoghi sospesi abitati da un tempo infinito, che dalla soglia del nostro presente ci riconnettono al candore arcaico dei primordi del mondo e, dalle profondità del passato, ci riflettono possibili scenari futuri. Un universo quasi eliotiano, dove tempo e spazio si rincorrono in un continuum circolare».

La curatrice Chiara Gatti approfondisce ulteriormente il concetto, ricordando l’affermazione di Jung secondo cui “l’uomo produce simboli inconsciamente e spontaneamente sotto forma di sogni”. Davanti alle opere di Laura Villani, punteggiate di oggetti sospesi in un’atmosfera onirica, viene naturale chiamare in causa la “psicologia del profondo” studiata e teorizzata dal grande medico svizzero. I giorni del lockdown hanno acutizzato il senso di attesa e il clima surreale che ha piegato la ricerca artistica contemporanea verso i territori della mente, sfociando in immagini cristallizzate nella polvere. Laura Villani, tuttavia, già abitava questa dimensione rarefatta da lungo tempo; rileggendo tutta la letteratura del sogno, da Redon a Magritte, passando per de Chirico e con riferimenti celati anche alle melancolie di Dürer, ha navigato in uno spazio sottratto al tempo stesso, ha attraversato deserti silenziosi, metafora di un’intimità pacificata dove però si annidano pezzi di ricordi sotto forma di archetipi. E simboli, appunto. 

Ecco allora la casa e la barca, il dirupo e la laguna. Scorci antidiluviani e vestigia di civiltà perdute fanno da sfondo a elementi sottratti al quotidiano, presenze insieme iconiche e feriali. Un lampione, una poltrona, un letto. Citazioni minime da Van Gogh e della sua stanza di Arles. Su tutto domina una luna piena e pallida ritagliata in una notte nera. Qui lo studio della composizione, che distilla tracce di vissuto affiorate dalla coscienza come indizi di una narrazione interrotta, trova nella luce una variabile. E una possibilità. Che allunga le ombre sulla sabbia. Che stempera l’inquietudine nel conforto della reminiscenza.