16# LA BELLA VITA – Guido Buganza

 

Manifiesto Blanco è particolarmente lieto di inaugurare la sua quarta stagione espositiva con la serie di dipinti site-specific a firma dell’artista e scenografo Guido Buganza, in quanto si inserisce a pieno titolo nell’indagine sul figurativo contemporaneo, uno dei principali filoni di ricerca cui si dedica la nostra galleria.
L’artista stesso racconta come questa mostra sia probabilmente la più complessa e completa mai affrontata finora, per diverse ragioni: in primis per l’inusitatezza dei soggetti, così lontani dal proprio panorama creativo, apparsi come suggestione già un paio d’anni fa, sogguardati con diffidenza prima ed affrontati con baldanza e determinazione ora; infine il tema, pericolosissimo, del Luna Park.
Frequentato in passato da alcuni grandi artisti (uno fra tutti: Joseph Stella), negletto e considerato poco frequentabile oggi; troppo banale, indulgente all’oleografico, al patetico e pittoresco. Ma alla fine è proprio questo aspetto ad attrarre Guido: l’idea d’affrontare un mondo così poco “raccomandabile”, oltre alle indubbie possibilità cromatiche e coloristiche che un soggetto del genere può offrire. Colori sfacciati, quasi stupidi…ma così festosamente disponibili e cedevoli al pittore che ne sa cogliere la fascinazione. Il Luna Park visto quindi come fonte
inesauribile di accostamenti cromatici dei più svariati ed audaci tipi, colti nella luce impietosa, attonita e sterminata dei pomeriggi estivi; così come nell’artificiosità della luce macchinica dei notturni, dove diviene falsamente antica, sirena incantatrice e sirena d’ambulanza al contempo, la cui gioia disperata appare quale celebrazione effimera delle miserie umane. Luce e movimento come allegoria della vita, della “bella vita”… un’illusione che dura quanto un giro in giostra, ovviamente a pagamento.
Tornando al tema del colore, questa serie di nuovi dipinti rappresentano per Buganza anche una riflessione, quasi obbligata, sul lavoro altrui. Dal cromatismo festoso della seconda metà del Novecento fino a certe sorprendenti dichiarazioni pittoriche di un Hockney o un Doig, l’artista ha qui colto l’occasione per dialogare con alcuni Maestri contemporanei utilizzando soggetti pittorici al limite del banale, e dove scorci desolanti diventano testimoni silenti di un’umanità, sempre presente, nonostante la sua invisibilità. Conclude così l’artista: “spero che questa manciata di opere possa essere colta per quello che è: una dichiarazione d’amore alla vita, attraverso la sua manifestazione più immediata, il colore”.</p