Il concetto di ready-made fu coniato da Marcel Duchamp per indicare le opere plastiche realizzate mediante l’inserimento di un oggetto di fattura industriale in un contesto artistico istituzionale: il primo ready-made fu ideato dallo stesso Duchamp nel 1913 a Parigi, e denominato Ruota di bicicletta.
Nel solco di questa pratica artistica, attualizzata alla luce della trash emergency globale, il fotografo e designer Ugo Ambroggio ha ideato e prodotto manualmente diverse collezioni di complementi d’arredo, realizzati interamente con materiali di recupero. Questo particolare approccio all’oggetto di design e al riutilizzo della materia lavorata industrialmente gli viene suggerito, già negli anni Novanta, da affascinanti campagne fotografiche nell’ambito della archeologia industriale condotte in numerose aree dismesse. L’idea progettuale trae origine dalla volontà di conciliare due esigenze: da una parte, recuperare il lavoro artigianale per creare manufatti non prodotti in serie, che siano frutto – oltre che di espressione artistica – anche di studio e di ricerca, di forma e di materia, che rendono l’oggetto unico; d’altra parte, studiare la materia prima, le caratteristiche di materiali e colori, e la forma di rappresentazione coerente, artistica, ad alto livello estetico e rappresentativo. I suoi oggetti – caratterizzati da componenti lavorati industrialmente ma assemblati manualmente – sono intrisi di un sapore déco che intende rievocare proprio un passato modernista, raccontano la storia dei materiali che li compongono e ne tutelano la memoria, attraverso l’energia e la creatività delle mani che li hanno forgiati.
La maggior parte dei pezzi creati da Ambroggio sono il frutto di trasformazioni e reinvenzioni di oggetti e strumenti che sono serviti al lavoro industriale e artigiano, o ancora utensili e attrezzi quotidianamente utilizzati nel passato, cui viene data una nuova forma e una “seconda possibilità”, senza cancellarne la memoria d’origine. E così, bottiglie, tubi in fibra di vetro una volta usati nelle industrie tessili, ingranaggi meccanici, pedali di biciclette, tastiere, macchine da scrivere sono ingrendienti base che si fondono nell’alchimia di Ugo Ambroggio, dando vita alle sue creazioni.