La ricerca artistica di Alkin nasce, come spesso accade, da una profonda crisi creativa. La formazione liceale, con la copia dal vero di oggetti, paesaggi e nudi, era risultata poco efficace ad esprimere il vissuto interiore dell’artista, che avvertiva la necessità di creare un linguaggio visivo personale, con cui rappresentare i temi a lui cari, come le interazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente circostante.
La sua personale a Manifiesto Blanco si struttura in un percorso espositivo articolato in 5 sezioni — il Codice, la Struttura, la Composizione, l’Interazione e Fundamentals —, intese quali progressioni obbligatorie all’interno di un percorso verso lo sviluppo di un vero e proprio sistema rappresentativo, in grado di includere molteplici linguaggi artistici, quali la musica e la danza, nella rappresentazione di tematiche articolate.
Nella ricerca artistica, l’atto di osservare è fondamentale, e l’osservazione analitica della realtà ha portato Alkin a ideare un processo di sintesi formale ai minimi termini dei soggetti e degli oggetti selezionati, al fine di ottenere forme sempre nuove. Ma sono i codici scritti, come gli spartiti di batteria, ad affascinarlo davvero: le linee, le forme, le dimensioni, le configurazioni dimostrano un grande potenziale formale per lo sviluppo del nuovo linguaggio.
Nella sua produzione artistica, il codice musicale subisce una lunga serie di alterazioni con la creazione di forme visuali essenziali, che corrispondono alle lettere dell’alfabeto del nuovo linguaggio. Per ordinare le forme visuali nello spazio e favorirne le relazioni, l’artista ha avviato lo sviluppo di strutture su più livelli sovrapposti, che richiamano la struttura armonica della musica nella sovrapposizione dei diversi suoni.
Una volta inserite le forme visuali nelle strutture, Alkin prosegue con l’eliminazione delle strutture stesse, ottenendo intricate composizioni di elementi fluttuanti. La tecnica utilizzata è il “papier collé”, frammenti di carta di diverso tipo e colore incollati su cartoncino, senza l’uso di altri materiali.
Nella sezione finale della mostra è possibile osservare l’opera Fundamentals, che nasce dall’applicazione del personale linguaggio dell’artista.La ricerca visuale, concretizzata in una serie di quadri, funge da mappa per la produzione musicale e coreutica. Con Fundamentals, Alkin intende rappresentare il processo di apprendimento di un organismo vivente, in diverse situazioni della sua vita. Tre danzatrici — che interpretano i Sensi, il Ragionamento e l’Esperienza — performano le traiettorie ricavate dai pattern grafico-ritmici, in una completa fusione ed integrazione tra segno grafico, suono e movimento.