#33 LUOGHI NASCOSTI TRA CIELO E TERRA \ Marta Tessaroli

La poesia è un luogo.

Nell’intreccio di pratiche che caratterizza l’opera di Marta Tessaroli, la prima operazione è l’ascesa, a tratti aspra e difficile, per sentieri e vie che approssimano all’Adamello e al Pizzo Camino, al Diavolo di Tenda, al Monte Prado e ancora sino ai ghiacci del Bishorn, alla cima del Monviso. Sono i luoghi ripidi e accidentati in cui l’autrice avanza affacciandosi su vuoti, udendo crepitii e fragori simili a cascate d’acqua, il sibilo sottile dei venti e il rumore dei passi sulla roccia. È un attraversamento condotto in solitudine, che prepara un intimo dialogo con luoghi intatti e inviolati ai quali l’autrice offre una devozione pura e una ricerca inesausta e laboriosa.

I segni di un primo ritratto sono impressi in un taccuino: può essere la vastità di un orizzonte preso in un silenzio improvviso, il dettaglio di una mole rocciosa e cupa che assale, la distesa intatta di ghiacci violacei o una forma luminescente e appuntita innalzata al cielo come una guglia. Il tratto è rapido, non si attarda né esita, mosso da un tono emotivo profondo, radicato in una contemplazione muta: è stretto un patto di solidarietà con la Natura, con il Vivente. Ecco: il segno è il tramite capace di preservare e custodire la primordialità di un patto ancora inviolato.

È presa nel segno una geometria trasfigurata che esibisce figure umbratili, accennate velature e profili che sembrano dispiegarsi ininterrotti e che Marta trasforma senza sosta, sperimentando materiali e supporti: dapprima la carta, con increspature che restituiscono al cielo una forma imprendibile, ma pure pannelli di legno o un muro, del quale il tratto segue docile le irregolarità, imperfezioni e fessure. 

Marta Tessaroli abita e alimenta quel patto, con metodo sicuro: indaga i disegni raccolti nel taccuino di viaggio, ricerca e affina linee e volumi e approfondisce la composizione. E poi interroga il segno e il proprio gesto, ne sperimenta possibili esiti, senza mai intorpidire od offuscare il contatto con il Vivente e le sue espressioni.